Consapevolezze
Ho vissuto di riflesso, mi sentivo forte e sicura perché c'eri tu. Non ho mai cercato di farlo solo per me stessa. Ho sempre pensato, inconsciamente che tu lo avresti apprezzato. E tutto ciò è una mia totale responsabilità, in un certo senso è come se avessi scelto la via più comoda, ma a lungo andare non mi ha ripagata, anzi. Ora mi ritrovo a dover trovare una mia dimensione interiore, a fare finalmente l'adulta. Non è vittimismo il mio, certo è carico di rammarico ma scrivere mi ha aiutata e mi aiuta a scaricare un po' la paura di dover affrontare questa mia nuova
"CONDIZIONE". Sai penso anche che se la mia vita personale e familiare fosse stata diversa ora saremmo stati con altre persone, o forse no, ma con i se non si va da nessuna parte.
Quello che mi auguro è che questo continuare a scrivere mi porti alla consapevolezza finale che tutto ciò che farò o deciderò in futuro sia dettato da scelte serene e spero anche che questo mio lavoro interiore sia trasmesso anche a te, che ne stai traendo benefici in termini di tranquillità di coppia ma ti faccia anche capire che anche tu sotto certi aspetti devi finalmente crescere, diventare adulto.
Perché se potessi esprimerlo a voce davanti a te e soprattutto se tu lo comprendessi, ci
siamo comportati entrambi da bambini, ognuno di noi ha fatto la sua parte
Confronti quotidiani
In questi giorni sto avendo un acceso dibattito con alcune mie amiche, che tentano loro malgrado di farmi comprendere delle cose che sono evidenti anche a me. Tutto ciò che ho scritto finora, a parte un pensiero trovato sul web è tratto mie esperienze e di quello che ho vissuto e vivo.
Questo mi serve a prendere coscienza ulteriore di alcuni fatti e trovare il coraggio di affrontarli e cambiare. Non è così facile fare il salto, che sarebbe sicuramente di "qualità".
Non so quanti siano come me, sinceramente spererei pochi, ma per trovare il perché di alcuni accadimenti io compio dei veri e propri voli pindarici che mi riportano sempre al punto di partenza.
Sono una persona molto complicata, impegnativa a livello mentale e l'età certo non mi aiuta ma ritengo che quando la vita ti sveglia da un sonno profondo e ti mette di fronte ad una realtà che probabilmente c'è sempre stata, anche se con molta fatica e dolore, è opportuno rimettere ogni pezzo al posto giusto, e il posto giusto lo possiamo decidere solo noi.
È bello anche ricordare cose belle
San Valentino, per me è solo l'onomastico di chi ha questo nome. Ma date le
convenzioni, pubblichiamo qualcosa di carino.
Le nostre risate per motivi stupidi, dato che non distinguo la destra con la sinistra, ti ho detto che ti volevo strappare il cuore e ti ho poggiato la mano sulla parte destra del petto.
La notte nel deserto, una delle esperienze più belle. Eravamo immersi in un silenzio assordante e in un buio accecante.
Il video di Matrix per la mia mania di stendere i panni dovunque.
Timidi approcci alla scrittura
Lei ha una fottuta paura dell'aereo ed ogni volta che deve partire, la notte prima non dorme.
Questa volta ancora di più perchè al ritorno da Parigi sarà sola, quindi arriva in aeroporto con l'ansia a mille.
Chissà perchè quando hai paura certe volte il tempo sembra scorrere più velocemente
La sua faccia sembra quella di Paperino quando, all'ennesima sfortuna i suoi occhi sembrano dei palloncini sgonfi che arrivano fino a sotto le guance penzoloni.
Provate ad immaginare, occhi all'ingiù che a stento stanno trattenendo le lacrime, labbro tremolante e faccia paonazza, quasi avesse le scalmane.
Così inizia a sventolarsi e l'imbarazzo cresce ancora, dato che siamo in gennaio e in quel fottuto aeroporto l'aria condizionata è al massimo.
Bene, anzi male, è arrivato il momento dell'imbarco. Cammina e sente come se i suoi passi la stessero spingendo all'indietro e sta già pensando che sarà lunga questa ora e mezza di viaggio.
Quanti pensieri strani le stanno affollando la mente. Prima il tempo scorre veloce ora più lento, quasi le scappa da ridere per quante stupidaggini sta elaborando.
Sta entrando in aereo, abbozza un saluto alla professionale ma gentilissima assistente di volo guardandola come già a preannunciare che lei ha paura di volare, vorrebbe quasi che il pensiero si materializzasse come una vignetta.
Si siede imprecando tra sé perchè le hanno assegnato un posto vicino al finestrino
Già, perchè chi ha questa fobia segue dei riti scaramantici, tipo posto lato corridoio per potersi alzare liberamente, per andare chissà dove poi.
Bloccare ogni tipo di attività cerebrale, non pensare a niente che riguardi il futuro prossimo, anche semplicemente andare a prendere la macchina quando arrivi in aeroporto e finalmente andrai a casa.
Una volta decollato e passano gli assistenti di volo, lei non accetta nulla ma li guarda imploranti e finalmente si sfoga dicendo quanta paura ha di volare.
Questa volta è un po' diverso il posto non le piace e in più si siedono vicino a lei una coppia, non tanto giovane ma molto distinta.
Lei alta, un accenno di rughe sugli occhi, di quelle che si formano quando ridi spesso, capello castano media lunghezza con messa in piega recente, molto elegante nel suo cappotto lungo color cammello con un dolcevita marrone ed un pantalone nero.
Non si capisce perchè nonostante l'ansia riesca a cogliere tutti questi dettagli, ma forse è un modo per ingannare la paura.
La signora siede al suo tanto desiderato posto lato corridoio ed al centro invece siede suo marito.
Anche lui molto distinto ma che stona un po' con la figura longilinea della moglie, alto quanto lei, un omone con una grossa pancia che a stento i bottoni della camicia bianca, sotto una giacca grigia stavano trattenendo.
Quell'apparente rigidità di entrambi che hanno abbozzato solo un cenno di sorriso, la mette un po' in soggezione e cerca di attivare, per un momento chiaramente, le attività cerebrali per capire come approcciare i signori e spiegare loro del suo disagio in questa situazione.
Fa niente, si butta e sussurra all'orecchio del signor marito che lei ha paura di volare.
Tecnica, questa che le permette di iniziare a conversare, perchè l'altro mosso a compassione cerca in qualche modo di distrarla.
Ma questa volta non succede nulla, l'uomo panciuto resta impassibile. Oddio che fare ora? Sulla sua faccia oltre l'ansia si palesa un punto interrogativo.
Ecco allora che la moglie interviene, con il suo elegante accento fiorentino, informandola che suo marito è sordo ma lei ha perfettamente compreso la situazione e allora le propone di darle la mano per sostenerla durante il viaggio.
Che sollievo, prende la mano che la signora le porge, è un po' nodosa ma perfettamente curata con al dito un grosso anello d'oro con una perla al centro, che nonostante la paura nota subito, data la sua passione per gli anelli.
La situazione è un po' grottesca, perchè si tengono per mano poggiate sulla pancia del marito ma si lasciano comunque andare alle varie confidenze che nonostante la differenza di età, accomuna tutte le donne, intervallata ogni tanto dal vocione di lui, che nel frattempo aveva capito e voleva dare il suo contributo, che raccontava che aveva letto un libro dove spiegava tutte le fasi di decollo e atterraggio di un aereo anche in fase di emergenza.
L'aereo nel frattempo è atterrato finalmente, ma scendendo ha ringraziato la coppia della gentilezza nei suoi confronti che inaspettatamente l'hanno abbracciata calorosamente.
Si potrebbe raccontare ancora di tante situazioni vissute in aereo tipo quella di ritorno da Valencia dove il signore accanto a lei ha raccontato tutto o quasi tutto sulla fisica quantistica, oppure sull'aereo Toronto/Parigi ha viaggiato tutto il tempo mano nella mano con una signora americana che stava venendo in Europa con delle amiche per una vacanza.
Cenerentola un po' riveduta...da me
Cenerentola da bambina, viveva con i suoi genitori in una grande casa con un giardino bellissimo pieno di fiori provenienti da ogni parte del mondo.
Suo padre era un agente di commercio e viaggiava molto ed ogni volta che tornava portava semi di fiori da piantare.
Il giardino era cosmpolita, ce ne erano provenienti dall'Australia, la Cina, il Nord e Sud Africa insomma un vero e proprio incontro di culture, tutti bellissimi e tutti colorati.
L'unica cosa che mancava erano degli alberi che crescendo avrebbero potuto creare della piacevole ombra, cosi
Cenerentola disse a suo padre se al ritorno da uno dei suoi viaggi avrebbe potuto portare dei semi per piantarne alcuni.
A sua scelta, quelli che secondo lui sarebbero stati bene.
Suo padre la accontentava sempre, era una famiglia felice la sua; era innamoratissimo di sua moglie ed ogni volta che doveva viaggiare avrebbe voluto
portarla con sé.
In questo viaggio in India, dove doveva acquistare delle sete molto pregiate ha voluto portare tutte e due.
Così avrebbero scelto insieme quale albero piantare.
Che felicità.il primo viaggio oltreoceano, non vedeva l'ora.
Era stato emozionante visitare Nuova
Delhi con i suoi palazzi sontuosi, e soprattutto una regione ai piedi dell'Himalaya di cui non ricordo il nome, troppo complicato!!! Ma lì la vegetazione era molteplice, crescevano alberi di fico, pino, quercia e di cedro.
Ecco...l'albero di cedro sarebbe stato perfetto, immaginavo già il profumo.
E' così che Cenerentola mi ha raccontato come sono nato e cresciuto nella sua casa, sono diventato alto e i miei frutti sono sempre molto succosi.
Da un po' di tempo però, non viene spesso a parlare con me, credo che ci sia qualcosa che non va in famiglia.
Le colombelle che svolazzano intorno a me tutti i giorni mi hanno riferito che sua mamma non sta molto bene e Cenerentola
è molto triste, anche suo padre non viaggia più.
E poi è arrivato un giorno ancora più triste in cui la mamma è morta e
Cenerentola è rimasta sola, il suo papà non riuscendo a superare il dolore, aveva ripreso a viaggiare.
Lei passava molto del suo tempo in quel giardino dove era stata felice, aveva ricominciato a curarmi e insieme ai suoi amati uccellini avevano piantato dei fiori
intorno a me.
Nonostante tutto era cresciuta serena, sua mamma le aveva insegnato ad essere sempre gentile e sorridente, così quando suo padre si presenta, da ritorno da un viaggio, con una nuova moglie pensò che forse di nuovo avrebbe potuto sentirsi in famiglia.
La donna aveva anche due figlie e
Cenerentola era anche più felice, avrebbe avuto anche delle sorelle.
La prima cosa che fece, le portò in giardino e fece vedere loro tutti i fiori che suo padre aveva portato da ogni parte del mondo, compreso me, l'albero che lei amava tanto.
Non mi piacquero per niente quelle due, appena viste, infatti appena Cenerentola si è voltata hanno strappato i fiori intorno al mio tronco.
Brutte facce, temo proprio che
Cenerentola avrà una brutta sorpresa, che infatti non tarda ad arrivare.
Il padre ricomincia a viaggiare e la matrigna insieme alle sorellastre, la trattano come una sguattera, le ordinano di rassettare la casa, lavare, stirare e avere cura di loro.
Mi faceva una grande tenerezza, nei pochi momenti di libertà e solitudine veniva a piangere sotto il mio tronco e con i miei rami più bassi cercavo di farle delle carezze, quando si sdraiava stremata dalla stanchezza e si addormentava.
Passava il tempo, continuava a fare quella vitaccia ma diventata sempre più bella e le sue sorellastre invece invidiose, erano goffe e sgraziate.
Arriva un giorno in cui in paese viene annunciato che un principe proveniente da un posto lontano, lontano che viveva in un castello grande grande, voleva trovare la sua principessa tra le ragazze del luogo.
Erano state organizzate una serie di feste in cui lui avrebbe scelto la sua sposa.
Subito un gran fermento, tutte erano eccitatissime, tutte volevano diventare la principessa del bellissimo principe arrivato su un cavallo bianco.
Naturalmente anche Cenerentola, e figuriamoci le sorellastre.
Le sente parlottare su quali vestiti avrebbero indossato e quando anche lei sta per dire come si sarebbe vestita, la zittiscono dicendole che una come lei, una cameriera, il principe non l'avrebbe mai guardata.
Che rabbia che ho provato a sentirle parlare così, a ferire la mia dolcissima
Cenerentola che mai nella vita avrebbe dovuto soffrire così.
Lei che con me era stata sempre gentile, disponibile e paziente da farmi crescere
sano e forte.
Potevo sicuramente aiutarla, potevo fare in modo che quella sua brutta vita finisse.
Quando viene a piangere da me, le dico che tutta questa bruttura sta per finire ma di avere ancora un po' di pazienza e le consiglio anche di assecondare quelle streghette e di lasciarle andare alla festa e dopo che loro sono andate via, di tornare che insieme alle colombelle avremmo cambiato il finale di tutta questa brutta storia.
Così fece, aspettò che tutte e tre uscissero e si precipitò da me, ansiosa di sapere come la sua vita stava per cambiare.
Le dissi di chiudere gli occhi, di pensare ad un vestito bellissimo e quando mi disse che aveva fatto, le ho detto di aprire gli occhi e oplà aveva indosso il vestito più bello e prezioso che potesse immaginare.
Era felicissima, ma mi dice che però i capelli non sono proprio in ordine, le dico di chiudere ancora gli occhi ed ecco che le colombelle svolazzando intorno a lei, le acconciano i capelli.
Era veramente bellissima, bisognava solo risolvere come portarla alla festa.
Quindi agito i rami che si trovano nella parte più alta di me, in modo che uno dei frutti più grandi cadendo a terra si trasformi in una carrozza, color oro.
Sale con tutta la grazia ed eleganza, degna di una principessa e si reca alla festa.
I balli erano già iniziati e tutte le ragazze, comprese le megere delle sue sorellastre erano in fila per poter ballare con il principe.
Quando entra però Cenerentola, tutto improvvisamente si ferma, il principe non vuole ballare più con le altre, le lascia sbigottite e si avvia verso di lei, le prende la mano e fa un cenno affinchè riprenda la musica e iniziano a ballare.
Ormai la fila di ragazze si era fatta lunga, le megere a forza di aspettare si erano addormentate su un divano, il trucco era colato ed era venuta fuori tutta la loro bruttezza.
La serata volgeva al termine e il principe che aveva ballato sempre con
Cenerentola, annuncia che aveva trovato ciò che aveva sempre cercato, il suo grande amore; si inginocchia ai piedi di Cenerentola e le chiede di sposarlo.
Il ciambellano di corte annuncia quindi a gran voce che il principe che veniva da un posto lontano lontano e Cenerentola, si sarebbero presto sposati.
A sentire il nome di Cenerentola, le sorellastre ebbero un sobbalzo, si alzano sfatte dal divano e corrono a piangere dalla matrigna che le sgrida per non essere state troppo attente e essersi lasciate raggirare da quella che credevano una povera sprovveduta.
Tutto ciò mi è stato raccontato dalle mie amiche colombelle ed è stato così divertente che il mio grosso tronco ha cominciato a sobbalzare dalle risate, facendo cadere nel terreno dei frutti più piccoli che ora, dopo tanti anni si sono
trasformati in altri alberi di cedro profumati, i miei figli, come quelli che Cenerentola ha avuto con il principe e che ora scorazzano felici nel grande giardino
La strana coppia, la scrittura e me, parte seconda
Ha incontrato quella "persona" termine pare
di origine etrusca che significa maschera teatrale, appunto perchè non credo si possa attribuire altro che questo sostantivo e non è importante specificare il sesso. È una maschera appunto e come tale si approccia purtroppo.
Dicevo quindi che l'ha incontrata per la prima volta in un negozio di generi alimentari qualche anno fa, di quelli che cominciavano a nascere per avvicinare anche la gente comune a prodotti di una certa qualità senza però avere prezzi da gourmet.
Non ricorda bene dove fosse, forse Segrate, ma comunque uno di quei centri molto popolosi
dell'hinterland milanese.
Il negozio si trovava in quello che doveva essere il centro, con la sua chiesetta e un piccolo parco giochi per i bambini, sotto i portici di una abitazione.
Abbastanza ampio con qualche tavolino all'interno e scaffali in metallo nero e i ripiani di legno chiaro che esponevano una serie di prodotti che andavano da ogni tipologia di riso della zona del Vercellese, ai biscotti di produzione propria e anche una discreta cantina per lo più proveniente dal Trentino e Franciacorta.
Insomma, era piacevole girare, leggere le etichette, specialmente sulla varietà del riso e scoprire per esempio che il riso Baldo è ideale sia per risotti che i timballi; per lei Baldo era sempre stato un fumetto o un gioco giapponese del Nintendo delle sue figlie.
Era molto incuriosita da questo posto e anche dai suoi proprietari che avevano fatto un investimento importante per cercare di far conoscere prodotti del nostro territorio di ottima qualità.
Una coppia giovane, lui non molto alto ma con un fisico asciutto con qualche accenno di grigio nei capelli aveva una camicia nera e un jeans con un grembiule legato intorno alla vita, di quelli corti però.
Lei, alta come lui capello corto castano con qualche schiaritura color rame che ingentiliva ancora di più l'incarnato bianco; con lo stesso abbigliamento del marito quasi fosse una divisa che voleva identificare il locale come giovane, dinamico ma al tempo stesso familiare.
Quasi stona anzi senza il quasi, l'ambiente, i proprietari e la "persona" e potrebbe nascere nel lettore la curiosità di sapere chi è.
Da una descrizione molto raffazzonata, è un tipo basso, con occhiali con montatura quadrata nera e lenti abbastanza spesse da far intendere una forte miopia, capello rado semi corto o semi lungo, non si capisce, è solo non curato.
L'importante specificare però che i suoi occhi non guardano mai l'interlocutore, sembra sempre sfuggente, quasi a non voler farti capire chi è veramente.
Di quelle che si possono definire con una vita un po' nascosta, non necessariamente illegale, una sorta di sottobosco come lei lo definisce; del suo privato non si sa nulla ma è abile a insinuarsi nella vita della vittima, ahimè inconspevole, prescelta.
Persona poco empatica e sgradevole al suo occhio attento, quella che quando la incontri dovresti scappare a gambe levate quando senti il cattivo odore.
E lei la puzza l'aveva sentita da subito.
Non serve più
Questo blog che ho creato, sta faticando un po' ad emergere, ma aiutata un po' con Instagram e un po' con LinkedIn una persona mi ha scritto. Anche lei come me sta scrivendo un diario e con grande coraggio che le invidio, mi ha concesso di pubblicarne una parte, che merita di essere letta. Meriterebbe una riflessione anche dagli uomini. Grazie Lidia A.
Non serve più che mi faccia domande alle cui risposte ho contribuito anche io.
Ho talmente scannerizzato la mia vita personale e quella di coppia che posso dire che la responsabilità di come mi trovo ora è
soltanto mia.
Sono io che ho permesso che ciò accadesse, la mancanza di affetto da parte della mia famiglia ha fatto sì che sviluppassi un'immagine di te non reale.
Non ti esento e non ti perdonerò mai per i tuoi brutti comportamenti.
Non voglio più sforzarmi o intestardirmi per farti capire che è sbagliato dire "ti ho anche lasciato di notte a piedi, per farti capire che esageri" oppure "mi accontento del minimo che mi dai, poi quando mi sono stufato me ne vado."
Non serve più farti capire che tutto ciò è sbagliato perché se lo avessi veramente capito non avresti agito così
Le mie domande a "FATTI VALERE" ,"ORMAI NON TI MOLLA PIÙ" oppure "SIAMO IN HOTEL, ARRIVIAMO" rimarranno per sempre senza risposta, una non risposta molto dolorosa. Non serve più andare dalla terapeuta per cercare di trovare risvolti a questa storia che magari io non vedo.
Credo di aver ridotto questa storia ad uno stato molecolare per cercare di capire, ma non è servito a nulla.
Non c'è stato contraddittorio e per quanto io abbia cercato di essere più onesta possibile nel narrare, è ed è stata solo la mia versione.
Tu non hai voluto e sappiamo entrambi perché.
Hai sbagliato tutto e questo tu non puoi accettarlo. Sai perché hai sbagliato?
Non sei stato in grado di gestire le tue situazioni.
Sei salito sulla giostra che era così divertente che hai perso di vista l'obiettivo più importante che era quello di vivere la tua vita senza me accanto.
Da parte mia mi sono attaccata fino all'ultimo per cercare di ritrovare quella persona che avevo costruito nella mia mente.
Tu per me eri una roccia, tu per me eri quello che non mi avrebbe mai fatto del male. Invece lo hai fatto e nel peggiore dei modi.
Non serve più cercare di farti capire che tutto ciò era sbagliato, perché nel tuo vocabolario la parola "SBAGLIATO" non è contemplata. Già dimenticavo, tu sei quello che ha fatto sempre tutto giusto.
Se avessimo avuto un confronto avremmo potuto essere "io e te" oppure "io e"
"tu e", invece.
Insieme si vince
Ho scelto di dare questo titolo perché mi ha contattata Giulia, 45 anni che sta vivendo anche lei un momento non proprio sereno nella sua vita. Mi scrive..."ho trovato il tuo blog per caso, ho letto alcune cose e mi sono ritrovata un po' in te. Non penso che tu possa darmi la soluzione, queste sono situazioni che solo chi le vive può capire, ma un punto di vista di un esterno magari può dare uno spunto. Ti auguro che il tuo blog possa emergere come tu desideri.
Stavo per chiamarti e dirti che se davvero ci tieni a me, dovresti fare qualcosa per sorprendermi, non qualcosa di costoso ma che mi faccia sorridere.
Invece, qualcosa mi ha bloccata, mi sono messa a scrivere. Non posso chiederti di fare qualcosa di speciale, forse lo avresti anche fatto, ma non funziona. Voglio una persona che mi ami, che mi rispetti, tu non sei proprio capace. Chissà se sei proprio così o lo sei perché stai con me.
Anche stamattina quando mi hai abbracciata che stavi uscendo mi hai detto quanto dovevo sentirmi bene a stare con uno come te. Sempre tu, sempre farti sentire importante. Vedi, io continuerei a stare con te nonostante i tuoi difetti, il tuo egocentrismo. Non mi aspetto la perfezione, sono consapevole ma il cercare di migliorare o quantomeno di provarci, quello sì. Purtroppo in questo momento prevale la delusione profonda che ho verso di te.
Ci siamo fatti del male, a volte involontariamente ed ora avremmo anche pareggiato i conti, ma non sono serena con te. Non voglio l'impossibile credi, voglio o vorrei solo fare un salto di qualità a questa strampalata coppia che siamo noi due. In questo momento resto con te perché non saprei dove andare, non intendo un luogo fisico, quello mi diresti tu non sarebbe un problema. Intendo la solitudine, non ho una famiglia anzi ce l'avrei pure ma tu hai calpestato i miei sogni di renderla solida.
Ieri è stata una bella giornata, siamo usciti, finalmente si respirava un po' di normalità.
Ma la nostra di normalità quando arriverà?
Forse, anzi, sicuramente quando io metterò la mia anima in pace. Con tutto questo scrivere dovrei finalmente arrivare ad una quadra. Sai, quando scrivo che di te non mi fido, a me dispiace provare questo sentimento. Ti guardo e certe volte nei tuoi occhi rivedo la persona bella che ho idealizzato negli anni. In altri momenti invece ti odio proprio, non mi piaci.
Devo imparare a convivere con questa sensazione che ho su di te. In questi anni mi sono fatta schiacciare da te e ricompormi mi risulta complicato. Non scarico totalmente la colpa su di te, ognuno è responsabile e artefice del proprio destino ed io lo sono stata del mio, ma continuare a giustificarmi o colpevolizzarmi per ciò che mi è mancato o da errori commessi, non serve più.
Ho capito che inconsciamente queste mie mancanze mi hanno reso molto più fragile di quanto avessi creduto. Mi ero costruita un fortino, ma di cartone. È stato doloroso e lo è ancora prendere coscienza che quell'amore che ho sempre sognato non esiste e mi fa rabbia pensare che sono stata una vera cogliona a credere di aver costruito qualcosa di solido con te. Sono stata una cogliona a fare il vuoto intorno a me, perché vivevo nell'illusione che il mio tutto fossi tu. Mi sono illusa e di conseguenza non sono cresciuta, ho preferito stare sotto una campana di vetro, proteggermi, credere di avere quello che non avevo avuto in famiglia.
Ed ora quella pseudo sicurezza che avevo, traballa perché non era reale, devo costruirne una nuova, solida. Non mi spaventa ma non so da dove iniziare.